martedì 16 gennaio 2018

Installare Lightworks su Ubuntu 17.10

Installando Lightworks su Ubuntu 17.10 amd64 si noterà subito l'impossibilità si avviarlo: il programma inizierà il caricamento e si chiuderà immediatamente senza output in aiuto sul terminale. Non ho tempo di dilungarmi nelle spiegazioni, ma la soluzione è la seguente:

wget http://mirrors.kernel.org/ubuntu/pool/main/p/portaudio19/libportaudio2_19+svn20140130-1.1_amd64.deb wget http://mirrors.kernel.org/ubuntu/pool/main/p/portaudio19/libportaudiocpp0_19+svn20140130-1.1_amd64.deb

Non installate.

dpkg-deb -x libportaudio2_19+svn20140130-1.1_amd64.deb .
sudo cp usr/lib/x86_64-linux-gnu/lib* /usr/lib/lightworks
rm -rf usr
dpkg-deb -x libportaudiocpp0_19+svn20140130-1.1_amd64.deb .
sudo cp usr/lib/x86_64-linux-gnu/lib* /usr/lib/lightworks
rm -rf usr


Ora dovrebbe funzionare.


venerdì 8 febbraio 2013

El primer mundo es feo...

A la escuela primaria nos enseñaron que existen muchos mundos; vivimos en el primer mundo, nos dijeron, mientras en el tercer mundo habían los países africanos, indianos y latinoamericanos. Que suerte, pensamos todos, sin saber que se trataba nada mas de un engaño, una división en clases sociales inútiles  peligrosa y sobretodo artificial.

Seguimos viviendo en el primer mundo, nos dicen firmando leyes que quitan de el servicio sanitario publico miles de lugares, pidiendo sacrificios y prometiendo cuatro millones di nuevos empleos mientras todavía esperamos los millones ya prometidos hace 18 años...
De hecho viajé en el tercer mundo, sin embargo no lo vi muy diferente respecto al nuestro, aunque si maestros, políticos y padres nunca paran de repetir cuanto sea mejor vivir aquí...

Tenemos mas derechos, dicen, como el derecho de morir para enfermedades, para el trabajo, para las drogas que gracias a leyes siempre mas represivas se hacen siempre mas peligrosas. Tenemos el derechos a a la palabra, siempre que la nuestra palabra no sea diferente de la palabra del gobierno, si no queremos hacer el fin de Carlo Giuliani, por ejemplo, o de los compañeros hora en la cárcel porque protestaron contra el TAV o la reforma de la escuela.

Grecia, oggi, distribuita frutta gratis.
Feriti nella ressa.
Tenemos la libertad de fe, siempre que nuestra fe no sea contra la del Vaticano, en este caso la discriminación puede pasar de simple racismo a casi morir fuera de una discoteca para homosexuales...

Y tenemos la comida. No todos, pero la mayoría. La mayoría bajó mucho en estos años, pero es siempre mayoría .. Y si, es casi todo transgenico, pero podemos comerlo. Y si, nos hace daño, pero no morimos de hambre, al máximo de cáncer...

Y tenemos el derecho al trabajo, aunque tenemos el 35% de desempleo juvenil, el 11% de desempleo total, mas de 300.000 hombres y mujeres que ya terminaron de trabajar pero no reciben ninguna pensión y viven sin rédito y tres trabajadores por día que mueren trabajando. Pero es un numero en disminución, nos dicen mientras disminuye también el numero de personas que trabajan.

Y nos podemos curar, aquí. Esperando hasta 13, 14 meses por una visita, pero podemos hacerlo. Si tenemos como pagar. Y si no morimos mientras atendemos en una cama en el pasillo  porque no hay espacio para todos, el Presidente quitó dinero y personal a los hospitales...

Y tenemos todos iguales derechos en frente a la ley. Todos. De verdad. A parte los políticos y los periodistas y los avocados... Y los policías... Por no hablar del Presidente de la República, que ni puede ser indagado cualquier delito cometa. Aunque si interceptaciones demostren su complicidad con mafiosos.

Y tenemos derechos a la escuela, a la cultura... Con unos miles de maestros menos que el necesario... Sin asistencia a los diferentemente hábiles... Pagando impuestos aunque si los niños deben llevarse de la casa no solo el material de estudio, también papel de baño, jabón, resmas por las copias... Y sin que nadie haga nada por la seguridad de estas escuelas que se encuentran por el 40% en zona sísmica y solo por el 10% son construidas según ley.

Y tenemos el derecho a viajar, si queremos. Y si tenemos bastante dinero, porqué quitaron los trenos de ayer y introdujeron los nuevos trenos veloces, que llegan hasta pocas ciudades, no existen en el sur y costean el doble. Pero podemos siempre quedarnos en nuestra casa, ninguno nos obliga a viajar, no? O podemos siempre usar el coche, la gasolina no costa mucho... Solo el doble que en otros países...

Al final, nuestro primer mundo, no es tan lindo... Fundamentalmente ni estoy seguro que se pueda llamar primer mundo. A decir el vero encuentro que tenga poco sentido hablar en esta manera del mundo, como si fuera normal dividirlo en bueno y malo, nuevo y viejo, rico y pobre; cuando la pobreza se encuentra mas en las almas que en las carteras y los ojos de un hombre, de una mujer o de un niño que vive en Congo no son diferentes de los que viven en Alemania... Ni las necesidades, ni las esperanzas, los sueños, los corazones...

Tengo que corregir el titulo, el primer mundo no es feo. El primer mundo no existe.

lunedì 14 maggio 2012

Lavorare in call center in una Repubblica fondata sul lavoro

Il tipico lavoro del giovane italiano è l'addetto ai call center, esso può occuparsi di una gran varietà di impieghi che vanno dalle assistenze alle assicurazioni, dagli help desk alle registrazioni, dalle offerte commerciali alle interviste. Di quest'ultimo caso mi sono occupato io, ponendo a Ramona (nome inventato) qualche informazione in più sul suo lavoro...


Ramona lavora a Lodi, ha ventuno anni e un attestato di qualifica di terza superiore, ma ci tiene a precisare che con lei lavorano circa altre quaranta persone di ogni tipo, dai giovanissimi ai genitori, dai laureandi agli studenti medi in cerca di qualche spicciolo per ripagarsi le tante spese e anche chi un titolo di studio non l'ha. È entrata nel mondo dei call center lo scorso anno, quando un'agenzia a cui aveva lasciato il curriculum l'ha ricontattata per un colloquio presso un'azienda del cremasco, a cui è subito seguito il colloquio finale presso la sede lavorativa.

Il primo contratto ha un termine standard, indipendentemente dal giorno in cui cominci a lavorare, che è il 31 Dicembre, dopodiché devi sperare abbiano ancora bisogno di te e che quindi rinnovino la tua permanenza in azienda; il lavoro consiste nel chiamare telefonicamente un gran numero di persone e proporre interviste di vario genere per conto di aziende terze, la gestione delle telefonate è completamente gestita da un software e l'operatore non deve quindi far altro che avviare e concludere la conversazione.

Ramona ha una bella parlantina, non prende un attimo di fiato mentre racconta, quindi è facile immaginarla con cuffie e microfono a parlare con la gente, eppure il suo mestiere la strema sotto diversi punti di vista, primo di tutti la paga, davvero discutibile: 5 € lordi all'ora, che però viene considerata solamente se vengono effettuate almeno venti chiamate (e ciò, mi spiega, succede sempre), più dai 0,50 a 1,25 € per ogni intervista portata a completamente a termine (questo invece risulta spesso difficile); i turni, che posso essere dalle 9.00 alle 12.45, dalle 14.00 alle 17.45 e dalle 18.00 alle 21.45, vengono distribuiti dal lunedì al venerdì, ma non vengono quasi più comunicati (mentre prima succedeva) ai lavoratori sino al giorno prima, sempre che l'impiego ci sia: Ramona mi spiega infatti che ormai di lavoro che n'è sempre meno, che i turni sono ridotti al minimo e che, di conseguenza, è impossibile pensare di poter campare facendo questo mestiere...

Mi ha aperto la sua agenda e sono rimasto allibito: dal primo dell'anno a fine Aprile non è riuscita a superare i tredici giorni di lavoro al mese e solo in Marzo le è capitato di lavorare per più di quattro ore al giorno.

Altro capitolo estenuante è quello delle condizioni lavorative: dalle pause sulle quali non esiste un minimo di flessibilità alla strumentazione estremamente mal funzionante; cuffie e microfono non dovrebbero essere la prima cosa da tenere sotto controllo? Invece, almeno dove lei lavora, parrebbe proprio di no: addirittura a volte è difficile capire quel che dice l'interlocutore, si sente solo da un orecchio o è necessario arrangiare con mezzi di fortuna le cuffie perché divengano usabili... È importantissimo inoltre ricordarsi che Ramona non ha alcun diritto a ferie o malattia e che, in sintesi, gli straordinari non possono mai essere fatti: se non lavori semplicemente non vieni pagato, poco importa che tu abbia bisogno di riposo, sia malato o che l'azienda quel mese (come ad Agosto) sia chiusa! Il tutto, unito alla paga da fame, immagino anche io debba essere davvero stressante...

Per non parlare della preoccupazione legata alla possibile chiusura dell'azienda: una sede milanese infatti chiuderà i battenti il prossimo Giugno, quindi per i lavoratori lodigiani rimane l'interrogativo del domani, che sembra prospettarsi ancora più difficile del presente.

È complicato terminare questo articolo, quel che c'era da dire è stato detto e spero che Ramona sarà soddisfatta di quel che ho riportato dalla chiacchierata con lei, ma rimangono un sacco di interrogativi: come si può pensare al futuro quando l'offerta lavorativa italiana è questa? Come si può pensare usare le persone in questo modo? È questo il tipo di lavoro a cui il Governo ha detto che dobbiamo abituarci? 

Soprattutto: ci siamo scordati del fatto che la nostra dovrebbe essere una Repubblica fondata sul lavoro?