lunedì 11 luglio 2011

Verbale di perquisizione personale. Notare che 7+9 dovrebbe fare 16, non 15

Oggetto: Verbale di perquisizione personale, ai sensi dell'art. 4 legge 152/75 di operata nei confronti di:

CAVALCANTI Simone, nato a Milano il 23.03.1989, residente a Sant'Angelo Lodigiano (LO) in Via Calabresi nr.10, libero studente, identificato mediante c.i. nr. AO2202434, rilasciata dal comune di Sant'Angelo Lodigiano in data 19.12.2007

L'anno 2011 addì 04 del mese di luglio alle ore 18.40 in Chiomonte (TO) negli uffici del Comando Stazione Carabinieri.--
I sottoscritti Ufficiale e/o Agenti di P.G. Mar.Ca. DE MARCO Eugenio e App.Sc. NIEDDU Gian Mario, effettivi al reparto in intestazione, Mar.Ca. MORFUNI Massimo, in servizio al 6° BTG Toscana, nel corso di servizio di vigilanza e ordine pubblico, danno atto che in data odierna dalle ore 18.20 alle ore 18.30 nelle circostanze di luogo suddette hanno proceduto alla identificazione della persona in oggetto indicata, trovata in atteggiamento sospetto alla stazione ferroviaria di Chiomonte e a seguito dei disordini avvenuti in loco in occasione della manifestazione dei movimento NOTAV accaduti il giorno 03.07.2011, data la necessità e l'urgenza che non consentivano un tempestivo intervento dell'A.G., hanno proceduto alla perquisizione, al solo fine di accertare l'eventuale possesso di armi, esplosivo o strumenti atti ad offendere indosso al CAVALCANTI Simone.--------/
Prima di procedere alla perquisizione CAVALCANTI Simone è stato informato della facoltà di farsi assistere da un legale o da altra persona di fiducia purché prontamente reperibile e in merito lo stesso riferiva: non ho intenzione di farmi assistere da un legale.-------//
La perquisizione ha dato esito positivo, in quanto all'interno della tasca destra dei pantaloni veniva rinvenuto nr.1 (uno) coltello marca Opinel France, con manico in legno e ferro lungo 9 cm e lama a punta lunga 7 cm, per una lunghezza totale di cm 15.-------//
All'interno dello zaino veniva altresì rinvenuto: una mascherina da protezione da gas con filtro, occhialini da piscina color azzurro, un casco protettivo da montagna marca Salewa di colore rosso.------//
Per quanto sopra, configurandosi l'ipotesi di reato di cui all'art.4 legge nr.110/1975 ""Porto di armi ed oggetti atti ad offendere", si procedeva a sequestrare l'arma predetta e il materiale suddetto con atto a parte.-----//
Di quanto sopra è stato contestualmente redatto il presente verbale in triplice copia di cui una viene consegnata all'interessato, una viene trasmessa immediatamente al Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Torino per la convalida e l'altra conservata negli atti di questo ufficio.-------------------------------------
F.L.C.S. in data e luogo di cui sopra.--------

venerdì 8 luglio 2011

Siamo tutti Black Bloc!

FONTE

Almeno sette ore di guerriglia ininterrotta, lacrimogeni usati come proiettili per colpire direttamente i manifestanti, migliaia di persone costrette a respirare gas CS, arma vietata in tutte le guerre internazionali... Servono davvero poche parole per descrivere quei momenti. I miei occhi bruciano ancora se li strofino, la mia pelle è ancora calda, mal di stomaco e di testa si alternano e distraggono dalle cose importanti...
Il tutto è iniziato Sabato sera, coi preparativi al presidio di Chiomonte: si prevedeva, vista l'esperienza del Lunedì precedente, un massiccio uso di lacrimogeni al CS, quindi ecco preparare tutti insieme decine di bottiglie piene di acqua e Maalox o bicarbonato, distribuire i limoni, le bandane per coprire naso e bocca... Si preparava in allegria, seppur con un po' di tensione, tutto il materiale dedito al primo soccorso, si spiegava cosa fare e dove andare, si raccomandava di non prendere iniziative stupide, di non isolarsi, di rispettare i compagni, di non aggregarsi a percorsi che non si fosse stati sicuri di riuscire ad affrontare fino in fondo... Qualche bicchiere di vino ed un piatto di pasta accompagnava la serata precedente alla manifestazione, in compagnia, in allegria, coltivando speranza e buonumore.

Il mattino successivo mi sono alzato presto: durante la notte era salito un forte vento che aveva ribaltato un gazebo, fatto volar via un tenda e rovinato il sonno a molti... Anche a me, perché ho passato diverse ore a sistemare la condizione della mia tenda. Insieme a diversi uomini e donne di ogni età abbiamo cominciato a riordinare il presidio, preparare la colazione ed offrirla a chi, man mano, raggiungeva il posto; molto lavoro, ma tutt'altro che pesante vista la situazione amichevole e familiare che rendeva tutto molto bello. Unica preoccupazione per noi che sapevamo i dettagli della giornata era la condizione dei compagni che partivano da Giaglione: qualche telefonata ogni tanto calmava gli animi, ma non a lungo, perché quella parte di manifestanti avrebbe dovuto assediare, circondare le recinzioni della Maddalena e rimanere lì, nei pressi del cantiere, in mezzo alle terre tolte ai rispettivi proprietari in maniera illegittima, intorno a quella zona che per cinque mesi avevano presidiato con amore e coraggio. Lo scopo era quello di trasmettere un messaggio forte: la Valle non ci sta. L'Italia nemmeno. Siamo qui e non ce ne andiamo.
Più tardi del previsto, ma con un'affluenza superiore alle aspettative, la zona della centrale si riempie di folla: arriva gente da ovunque! Da Chiomonte, da Exilles, senza sosta... I tornanti che portano dal presidio al centro di Chiomonte sono stracolmi di gente, numerosi giovani occupano addirittura la riva del torrente, è uno scenario fantastico. Dal fronte di Giaglione arrivano però cattive notizie: appena i NOTAV si sono avvicinati alle reti (invalicabili, sia chiaro, c'è filo spinato ovunque) e vi si sono aggrappati son partiti con fumogeni ed idranti dando vita ad un vero massacro. Si spara mirando la testa ed il corpo dei manifestanti, che giustamente sono muniti di fazzoletti, sciarpe, indumenti che coprano l'intero corpo, guanti, maschere antigas e occhialini, insomma, tutto il necessario per prevenire le pesantissime conseguenze dei liquidi urticanti e del gas CS. La pioggia, così si può definire, di lacrimogeni era incessante, così ognuno ha deciso di tentar la difesa meglio che potesse: con pietre, bottiglie e quant'altro a disposizione. Ci sono stati tentativi di avvicinamento pacifico, ma vani.
Dall'altra parte intanto, nella zona del presidio in cui mi trovavo io, Beppe Grillo teneva il suo discorso. Personalmente penso che non fosse il luogo né il momento, seppur ciò che ho sentito l'ho in gran parte condiviso, fatto sta che ha attirato un sacco di gente davanti alle barricate, da cui è scappato appena cominciati i problemi. C'era davvero tantissima gente, i tornanti che portavano a Chiomonte erano stracolmi, ma io pensavo ai compagni alla Maddalena, a quanto stessero soffrendo ed a quanto noi non stessimo facendo nulla per evitarlo.
Quindi ho cercato un po' di gente disposta a passare per i boschi e raggiungere i manifestanti partiti da Giaglione: si sono uniti in tanti, molti altri stavano già partendo. Il primo tratto si poteva percorrere molto facilmente grazie al sentiero: un elicottero volava sopra di noi, i manifestanti sui tornanti di fronte ci davano indicazioni sulla posizione delle Forze dell'Ordine, ma molti hanno avuto paura, così abbiamo visto battersi in ritirata almeno una cinquantina di persone... Noialtri abbiamo invece proseguito: non era un gioco, non stavamo facendo a gara di coraggio, non si trattava di una sfida; dovevamo tentare di far qualcosa per aiutare i compagni in difficoltà! Arrivati nella zona delle vigne eravamo abbastanza scoperti e l'elicottero che sorvolava il territorio faceva un po' più paura, andavamo di fretta, in fila indiana, ci si aiutava a superare gli ostacoli più problematici senza bisogno di chieder nulla, c'era tanta fratellanza. Quello che mancava era l'odio di cui hanno parlato i media, l'intenzione gratuita di far casino, la cattiveria... Più ci avvicinavamo alla Maddalena, maggiore era l'odore dei CS, gli occhi cominciavano a bruciare, quindi è iniziato il passaggio di limoni, Maalox ed acqua, anche qui senza dover chiedere o aspettarsi ringraziamenti particolari, non ce n'era bisogno, i sentimenti che attraversavano i nostri cuori li si poteva comprendere anche soltanto guardando i nostri occhi lucidi. Sciarpe, mascherine ed occhialini hanno fatto la loro comparsa: non si respirava più. Ci siamo fermati pochi minuti nel bosco per ritrovarci tutti assieme, e darci due indicazioni, come quella di stare a maggior distanza l'uno dall'altro per non rischiare di caderci addosso etc...
Non sapevamo che alla centrale, luogo da cui eravamo partiti, era cominciata una vera e propria guerriglia.

Pochi minuti ed è cominciato il caos: si vede un casco, ai nostri piedi vengono sparati i lacrimogeni al CS, ci si allontana di corsa verso l'alto, qualcuno di noi cade ripetutamente, spesso siamo costretti ad arrampicarci ove la morfologia del terreno non permetteva di correre o saltare. Ero quasi in testa al gruppo, ad un tratto mi volto e vedo che solo un compagno mi sta seguendo; tutt'ora non so che fine abbiano fatto gli altri, se son scappati altrove, se son stati fermati, se hanno avuto problemi per il gas... Non so nulla e spesso ci penso. Davanti a me correvano un ragazzo ed una ragazza, che durante la fuga ho perso, per poi ritrovarli più avanti, rimanendo dunque in quattro contando il ragazzo che correva con me. Per un lungo tratto siamo stati seguiti, continuavano a lanciarci lacrimogeni, poi siamo riusciti a trovare dove ripararci, bere, riposarci e soprattutto conoscerci. Dalla nostra postazione vedevamo perfettamente la Maddalena, le decine di camionette che continuavano ad arrivare dall'autostrada e le scene di guerriglia spaventose... L'uso ininterrotto del CS, i tentativi di caricare della Polizia... Era assurdo: quello che stavamo osservando non era un cantiere, ma un vero campo militare, attorniato da scene di battaglia che parevano di un film...
Siamo rimasti un bel po' fermi, poi abbiamo deciso di tornare alla centrale. Dopo quattro ore nei boschi pensavamo di poter trovare riposo, invece siamo arrivati in uno dei momenti più violenti della guerriglia: dall'alto arrivavano lacrimogeni e sassi, era tutto offuscato, qualcuno distribuiva bottiglie d'acqua, io avanzavo anche se un po' impaurito perché volevo raggiungere il presidio: alcune persone aspettavano il mio ritorno ed erano preoccupate, infatti all'arrivo ho sentito molto calore, mi è stato offerto immediatamente da bere, sono stato coccolato e viziato come un bimbo...

Ma la battaglia non era finita, le forze armate avanzavano, molta gente scappava nei boschi (dalla parte opposta a quella dove mi ero diretto io in precedenza) o verso il paese, i Poliziotti (anzi, forse quelli erano Carabinieri) istigavano ed insultavano le persone mentre prendevano il controllo della strada, della montagna e del ponte. Proprio dal ponte (da cui sparavano ad altezza uomo) sarebbero partite le prime cariche serie se un uomo del 118, da solo, non si fosse piazzato in mezzo fra i militari ed i manifestanti alzando una bandiera bianca e cercando un'intesa. Fino a sera decine di NOTAV non si sono comunque spostati dalla propria postazione, dietro ad una barricata improvvisata con un bagno chimico.

Ripulita l'area del presidio sono andato a Chiomonte, dove una cara signora mi ha concesso un posto letto ed un pasto in pizzeria in sua compagnia. Il giorno dopo, al mattino, risistemazione del presidio e pulizia della zona di guerriglia con recupero del materiale integro. Alle 18.09 avevo il treno da Chiomonte, ma alle 18.05 i Carabinieri mi hanno prelevato e portato in caserma dove sono rimasto per due ore di perquisizioni, controlli e domande. Avevo un coltellino, un Opinel di quelli classici che si usano in campeggio: denuncia. Per loro era un'arma atta ad offendere... Vedete voi.

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