giovedì 30 giugno 2011

Il gas usato contro i NOTAV? Tossico. L'Italia è in guerra.

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La situazione alla Maddalena è degenerata: la valle è completamente militarizzata, la zona del cantiere è sorvegliata ventiquattro ore su ventiquattro, sette giorni su sette, attorniata dal filo spinato e controllata con telecamere ad infrarossi. Vengono impiegati in tutto 2.000 militari che, coi dovuti turni, coprono il territorio per un numero che arriva a 600 ogni giorno. Nel territorio c'è un continuo spostamento di mezzi blindati vanno e vengono da Chiomonte; uno di questi ha addirittura investito una pensionata di 65 anni, Anna Reccia, senza nemmeno accorgersene: gli agenti hanno scoperto ciò che avevano combinato solo perché casualmente sarebbe caduto loro l'occhio sugli specchietti retrovisori e così avrebbero visto la donna a terra.
Insomma, un vero e proprio campo di guerra.

Durante gli sgomberi di Lunedì mattina sono state lanciate centinaia di cartucce a frammentazione per rilasciare gas CS, orto-clorobenziliden-malononitrile usato come gas lacrimogeno, contro centinaia di persone inermi, giovani ed anziani, alcuni dei quali sono anche stati male. Quello che la gente sa è che in Italia vengono usati spesso i lacrimogeni per smaltire qualsiasi tipo di protesta collettiva (difficilmente se ne parla associando i fatti alla cattura o persecuzione dei criminali), ciò che non viene detto è che questo tipo di gas (usato anche durante i fatti del G8 di Genova) è addirittura proibito nelle guerre internazionali.
Soltanto alcuni Paesi al mondo lo usano per le operazioni interne dell'esercito o della Polizia, ma spesso l'ultimo utilizzo risale a decenni fa. Il gas, a contatto con la pelle, provoca un immediato bruciore molto forte che, talvolta, può durare anche a lungo, e costringe immediatamente la chiusura delle palpebre, causando allo stesso tempo una forte lacrimazione oltre che nausea e vomito. In alcuni casi può anche provocare dermatite da contatto, un'infiammazione della pelle. Il gas CS è classificato come arma non letale, eppure sono dimostrati alcuni effetti tossici: il gas può gravemente danneggiare alcuni organi importanti come polmoni, cuore e fegato ed addirittura sono state trovate correlazioni fra il CS e gli aborti spontanei nelle donne. Quest'arma aumenta la sua pericolosità se utilizzata in ambienti chiusi ed i boschi nei quali sono stati assaliti i NOTAV di certo non aiutavano a disperdere il gas.

Per questo motivo quello inflitto ai manifestanti qualche giorno fa può essere considerato un vero e proprio massacro, senza poi contare la distruzione e vandalizzazione del campo, delle tende, degli oggetti... Quanto costa poi l'utilizzo di questa enorme struttura militare al popolo italiano? Agli svariati miliardi investiti in un progetto che probabilmente non vedrà mai il compimento, oltre alla distruzione di un territorio, quanti soldi si dovranno aggiungere per dieci anni di militarizzazione quotidiana della valle?

L'unica realtà incontestabile è che il Governo abbia lanciato una vera e propria guerra contro i propri Cittadini. A dieci anni dal disastro del G8, dei fatti della scuola Diaz, ecco che in Italia torna la paura per possibili soprusi di un intero esercito contro il popolo civile manifestante, la paura che ancora una volta ci scappi il morto in seguito alla difesa dei propri diritti. Domenica 3 Luglio a Chiomonte ci sarà una manifestazione pacifica a carattere Nazionale: da tutta Italia sono in preparazione mobilitazioni verso la Valle di Susa, è previsto che partecipino diverse decine di migliaia di persone: tutti sono invitati. La costruzione del TAV è un problema che riguarda l'intero Paese, è inutile nascondersi dietro un dito ed abbandonare il movimento NOTAV a sé stesso, è inutile girarsi dall'altra parte facendo finta che nulla di male possa succedere, che non ci saranno conseguenze ambientali ed economiche letali in seguito alla costruzione del tunnel o che la faccenda riguardi solo i piemontesi.

Mai come ora: "Chi si fa i cazzi suoi oggi fa parte del problema: non si può restare in casa, fuori c'è la guerra, non è tempo di parole, scuse o di omertà" (Cit. Guai a chi ci tocca, 1995, 99 Posse).

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martedì 28 giugno 2011

Emergenza rifiuti: nel '95 era Milano ad affogare fra i rifiuti

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Fatti di cronaca che sicuramente non conosceranno i più giovani, ma che dovrebbero far sorgere parecchie domande e riflessioni a chi ancora, dopo le evidenti infiltrazioni camorristiche nella crisi napoletana, ritiene che il Capoluogo campano debba risolvere da solo i propri problemi...

Correva l'anno 1995, la Capitale industriale del Bel Paese era amministrata dalla Lega Nord e Marco Formentini, al suo secondo anno da Sindaco, doveva affrontare una crisi pesantissima: quella dello smaltimento dei rifiuti. Allora Milano si appoggiava alla discarica di Cerro Maggiore, di proprietà di Paolo Berlusconi che, al centro delle polemiche, fu costretto a cedere poi parte delle quote di proprietà (il 50%) alla Simec, l'azienda che gestiva la discarica, e ad altre società. I problemi sono cominciati nel momento in cui Roberto Formigoni, già Presidente della Regione Lombardia, decise di prorogare di 18 mesi l'apertura della discarica di Cerro che invece doveva essere chiusa per volere dei Cittadini stessi, che ricevuta la notizia non si fecero intimidire, scesero in strada e bloccarono totalmente l'impianto.

Ciò che accadde dopo è facile da intuire: Milano non poteva smaltire i rifiuti e nel giro di poco sprofondò nell'emergenza. Si parla di almeno 20.000 tonnellate di immondizia sparse per le strade milanesi, metà delle quali situate nel piazzale attiguo alla municipalizzata dei rifiuti, nei pressi nell'Ospedale San Raffaele. L'immagine simbolo di quel periodo fu proprio via Olgettina stracolma di montagne di sacchi neri; non si può dire, 16 anni dopo, che la strada si sia completamente liberata dalla monnezza, anche se oggi è di altro genere...

Ciò che è curioso conoscere di questa storia è proprio la soluzione: Milano da sola non sarebbe mai riuscita a smaltire tutto il pattume presente nelle strade, nei vicoli e nelle piazze, quindi corse in aiuto dell'amministrazione Leghista un uomo che, allora, era Presidente dell'Emilia Romagna: Pier Luigi Bersani. Bersani comunicò che "In queste ore abbiamo sentito il dovere di rispondere all'appello del sindaco di Milano in ordine all'emergenza ambientale che la città sta vivendo. La Regione Emilia-Romagna ha condotto una ricognizione delle possibilità di smaltimento. In accordo con i Sindaci di Ravenna, di Ferrara e di Sogliano (Rimini), ho comunicato al Sindaco di Milano ed alla Regione Lombardia la disponibilità a una intesa per l'utilizzazione dei rispettivi impianti; questo al fine di risolvere nel più breve tempo possibile l'emergenza che investe la città di Milano".

Così in breve tempo l'assessore all'ambiente milanese firmò l'accordo che avrebbe permesso lo smaltimento di 9.000 tonnellate di rifiuti negli appositi siti di Ravenna, Ferrara e Forlì, verso cui viaggiarono mezzi carichi di immondizia per tutto il mese di Dicembre. Altri impianti che il Comune di Milano utilizzò per superare la crisi furono quelli di Trinitapoli (Foggia) e Gubbio (Perugia). Una collaborazione che vide ben tre regioni (di cui due del Meridione) accorrere in aiuto del capoluogo lombardo sommerso dai rifiuti come oggi lo è Napoli, una dimostrazione di solidarietà ed unità che dovrebbe insegnare molto.

Chissà se Calderoli, cercando in tutti i modi di fermare il Decreto che permetterebbe a De Magistris di ripulire la sua città, pensa mai a questa storia che ha riguardato proprio il suo partito, la Lega Nord, che allora amministrava da sola Milano.

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domenica 12 giugno 2011

Gli italiani al voto! Ma spuntano i primi tentativi di sabotaggio...


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Questa mattina alle ore otto gli italiani hanno cominciato la tanto attesa corsa al quorum: servono 25.332.487 voti e, secondo il Viminale, è alta la possibilità che l'affluenza raggiunga il 65%. Molti Cittadini non hanno voluto tardare di un solo minuto e già presidiavano i seggi all'apertura, pronti a dar sfogo alla propria mano armata di matita; non solo giovani, ma anche uomini e donne di una certa età, tutti pronti a rivendicare il proprio diritto al voto e, si spera, a crocettare quattro fantastici "SÌ".
I primi rilevamenti indicano la media di affluenza al voto sopra l'11%, con picchi di sedici punti percentuali in Emilia Romagna. Sebbene questo dato possa sembrare tutt'altro che rassicurante, l'agenzia ANSA riporta tale affermazione:
Qualunque sia stato il quesito referendario ed il tipo di referendum, la consultazione degli archivi del Viminale dice che quando la prima rilevazione dell'affluenza alle urne e' stata a due cifre, come nel caso di oggi, si e' sempre raggiunto il quorum. Che si sia votato in un solo giorno o in due giorni; che sia andati alle urne solo in Italia o che sia stata data opportunita' anche agli italiani all'estero; che la prima rilevazione sia stata fatta alle ore 11 o alle 12, il dato finale e' rimasto omogeneo: il quorum e' stato sempre superato.
ATTENZIONE! Non vuol dire che chi ancora non ha espresso il proprio voto sia autorizzato a starsene a casa ora! Siamo solamente all'inizio del cammino ed i seggi saranno aperti oggi sino alle 22.00 e domani dalle 7.00 alle 15.00.
Purtroppo giungono, anche se non confermate da fonti ufficiali, notizie di inviti via mail da parte del PDL a non astenersi più, vista l'alta probabilità del quorum, ma di sacrificare qualche minuto per andare a votare "NO" ed aiutare in questo modo la Coalizione. Ancor più grave è invece la denuncia di Vincenzo Maruccio, Segretario Regionale dell'IDV nel Lazio, che sosterrebbe l'esistenza di "diverse segnalazioni secondo le quali i presidenti di seggio non riconoscono ai rappresentanti dei vari comitati referendari il diritto di votare nel seggio nel quale prestano servizio, così come previsto dalla normativa"; sebbene questo starebbe accadendo solo nella città di Roma si tratta comunque di un fatto gravissimo che andrà verificato molto celermente e risolto altrettanto in fretta: votare è un diritto, oltre che un dovere!
Ancora in forse, inoltre, i voti degli italiani residenti in alcuni Paesi esteri che, sempre secondo fonti non confermate, non avrebbero nemmeno ricevuto le schede. Per non parlare del quesito sul nucleare, per il quale ancora non si sa se varranno i voti dei residenti all'estero... Non arrendiamoci comunque e riflettiamo sul fatto che, a maggior ragione, è indispensabile il voto di tutti!

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