martedì 28 giugno 2011

Emergenza rifiuti: nel '95 era Milano ad affogare fra i rifiuti

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Fatti di cronaca che sicuramente non conosceranno i più giovani, ma che dovrebbero far sorgere parecchie domande e riflessioni a chi ancora, dopo le evidenti infiltrazioni camorristiche nella crisi napoletana, ritiene che il Capoluogo campano debba risolvere da solo i propri problemi...

Correva l'anno 1995, la Capitale industriale del Bel Paese era amministrata dalla Lega Nord e Marco Formentini, al suo secondo anno da Sindaco, doveva affrontare una crisi pesantissima: quella dello smaltimento dei rifiuti. Allora Milano si appoggiava alla discarica di Cerro Maggiore, di proprietà di Paolo Berlusconi che, al centro delle polemiche, fu costretto a cedere poi parte delle quote di proprietà (il 50%) alla Simec, l'azienda che gestiva la discarica, e ad altre società. I problemi sono cominciati nel momento in cui Roberto Formigoni, già Presidente della Regione Lombardia, decise di prorogare di 18 mesi l'apertura della discarica di Cerro che invece doveva essere chiusa per volere dei Cittadini stessi, che ricevuta la notizia non si fecero intimidire, scesero in strada e bloccarono totalmente l'impianto.

Ciò che accadde dopo è facile da intuire: Milano non poteva smaltire i rifiuti e nel giro di poco sprofondò nell'emergenza. Si parla di almeno 20.000 tonnellate di immondizia sparse per le strade milanesi, metà delle quali situate nel piazzale attiguo alla municipalizzata dei rifiuti, nei pressi nell'Ospedale San Raffaele. L'immagine simbolo di quel periodo fu proprio via Olgettina stracolma di montagne di sacchi neri; non si può dire, 16 anni dopo, che la strada si sia completamente liberata dalla monnezza, anche se oggi è di altro genere...

Ciò che è curioso conoscere di questa storia è proprio la soluzione: Milano da sola non sarebbe mai riuscita a smaltire tutto il pattume presente nelle strade, nei vicoli e nelle piazze, quindi corse in aiuto dell'amministrazione Leghista un uomo che, allora, era Presidente dell'Emilia Romagna: Pier Luigi Bersani. Bersani comunicò che "In queste ore abbiamo sentito il dovere di rispondere all'appello del sindaco di Milano in ordine all'emergenza ambientale che la città sta vivendo. La Regione Emilia-Romagna ha condotto una ricognizione delle possibilità di smaltimento. In accordo con i Sindaci di Ravenna, di Ferrara e di Sogliano (Rimini), ho comunicato al Sindaco di Milano ed alla Regione Lombardia la disponibilità a una intesa per l'utilizzazione dei rispettivi impianti; questo al fine di risolvere nel più breve tempo possibile l'emergenza che investe la città di Milano".

Così in breve tempo l'assessore all'ambiente milanese firmò l'accordo che avrebbe permesso lo smaltimento di 9.000 tonnellate di rifiuti negli appositi siti di Ravenna, Ferrara e Forlì, verso cui viaggiarono mezzi carichi di immondizia per tutto il mese di Dicembre. Altri impianti che il Comune di Milano utilizzò per superare la crisi furono quelli di Trinitapoli (Foggia) e Gubbio (Perugia). Una collaborazione che vide ben tre regioni (di cui due del Meridione) accorrere in aiuto del capoluogo lombardo sommerso dai rifiuti come oggi lo è Napoli, una dimostrazione di solidarietà ed unità che dovrebbe insegnare molto.

Chissà se Calderoli, cercando in tutti i modi di fermare il Decreto che permetterebbe a De Magistris di ripulire la sua città, pensa mai a questa storia che ha riguardato proprio il suo partito, la Lega Nord, che allora amministrava da sola Milano.

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