domenica 23 ottobre 2011

Altri inutili chiarimenti sui fatti di Arcore

Visti e considerati gli attacchi personali ricevuti in questi giorni da persone che mi danno del violento credendo a tutto ciò che scrissero i giornali a partire dal 6 Febbraio circa ciò che accadde ad Arcore, dove venni arrestato, penso sia il caso di ribadire alcune cose...
La manifestazione consisteva in un sit-in molto numeroso, ma poco apprezzato da alcuni perché era stato spostato dalla posizione annunciata: in fronte a Villa San Martino. Lo spettacolo consisteva in gente che parlava su di un palco e per lo più prendeva in giro il Presidente Berlusconi.

Nacque un corteo spontaneo che tentò di raggiungere la Villa per parallelizzare un altro sit-in, magari un po' meno ridicolo e più politico, anche se l'argomento principale era sicuramente il caso Ruby, motivo per cui si era scelta la città di Arcore.

Il corteo venne fermato dopo poche centinaia (o decine) di metri da un cordone di Polizia ed un di Carabinieri che impedivano l'accesso alle strade da usare per raggiungere la Villa. Decine di tentativi di dialogare con gli agenti, inutili le richieste di scortarci fino alla casa dei misfatti, ogni tanto partiva qualche carica che loro definiscono "di alleggerimento" ed un ragazzo grondante sangue dalla testa viene portato via in ambulanza. Io non c'ero durante questa carica, ho visto però i video dopo, nessuna violenza da parte dei manifestanti, vidi solo questo ragazzo mentre tornavo da un giro al bar e decisi di mettermi il casco non capendo che stesse succedendo... Da lì ci sedemmo innanzi ai cordoni e tutto proseguì tranquillamente.

L'Agente, 1 Maggio 2011
Si disse di un agente ferito da una bottiglia in testa, si raccontava di otto punti di sutura, ma non si vide alcuna ulteriore ambulanza, nessuna macchia di sangue, nessun soccorso e l'agente in questione il primo maggio successivo non aveva niente in testa. Otto punti spariti magicamente nel nulla... Chi ha orecchie per intendere...

Quando capimmo che non saremmo mai arrivati alla Villa abbiamo deciso di spostarci verso la stazione ed occupammo pacificamente un incrocio, tutti sorridenti, comunicando con gli automobilisti e approfittando del calore di un'auto rimasta in mezzo alla strada... Tutto molto allegro e fraterno.

Quando si avvicinarono le Forze dell'Ordine (o presunto tale) tutti alzammo le mai ed un sacco di gente venne manganellata. Non ci furono reazioni particolari dai manifestanti, nessun lancio, solo tentativi di ripararsi dalle manganellate, non so chi di voi le ha mai provate, non sono cose dolci...

Ad un tratto, mentre scattavo una foto, mi sentii spingere dalle spalle, venni scaraventato a destra e sinistra, sentivo il manganello sulla mia testa e sulle bracia, poi un poliziotto tentò invano di togliermi il casco, fra una manganellata e l'altra venni portato sul marciapiede, schiacciato contro un muro e procedettero con l'arresto chiedendomi di consegnare casco e documenti. Lo feci. Urlai di recuperare il mio telefono che era caduto durante la colluttazione, lo raccolse l'Ispettore De Angelis e me lo consegnò prima che mi portassero in questura; il display era a pezzi, nessuno mi rimborserà mai.

Il tutto intorno alle 19.00, l'accusa di "resistenza oltraggiosa a pubblico ufficiale" venne decisa solo alle 23.30, dopodiché mi portarono in cella di sicurezza ed il giorno dopo ci fu il processo per direttissima in cui fu convalidato l'arresto.

Detto questo, PER CHI AMA PARLARE A VANVERA, se non credete alla mia versione siete liberi di recarvi al Tribunale di Monza, piano terra, uffici del Giudice Airò, e consultare tutti gli atti e le deposizioni relative alle udienze del 7 Febbraio e del 22 Marzo, che tanto sono pubbliche. Di più non so che dire, la sentenza del 6 Febbraio 2012 parlerà per me.

giovedì 20 ottobre 2011

Perché MoVimento 5 Stelle

Qualcuno di voi saprà che, insieme ad un amico, ho dato via al MoVimento 5 Stelle pure qui a Sant'Angelo. Presto saremo a farci conoscere in piazza, sotto il gazebo durante le fredde mattine domenicali, per ora stiamo cercando gente interessata a questo "gruppo di lavoro", perché così mi piace definirlo.


Ogni battaglia che si combatta ha bisogno di metodo e l'unico metodo per assumere importanza e visibilità a Sant'Angelo a tal punto da riuscire a cambiare le cose, secondo me, è quello di entrare a far parte dell'amministrazione o, per lo meno, dell'opposizione ufficiale, anche al di fuori del Consiglio comunale.

Qualcuno saprà che non impazzisco per Beppe Grillo per diversi motivi, a partire da alcuni fatti personali che vedono lui fare promesse nei miei confronti in maniera pubblica e poi non rispettarle, ma qui non si tratta di Grillo, si tratta di utilizzare un nome già noto, di far parte di un movimento già affermato (4.7% a livello nazionale, 5.5% nella Regione Molise, 10% nella sola Bologna) e che sostenga ideali meritevoli e condivisibili.

Il MoVimento santangiolino non ha superiori, non è legato ad obblighi di partito, ha carta bianca su qualunque decisione, questo perché è completamente autonomo, nasce e lavora a Sant'Angelo, è formato solo da abitanti di Sant'Angelo, nasce per Sant'Angelo, nell'interesse di Sant'Angelo.

Promuoverà un nuovo modo di amministrare, un nuovo modo di interagire con le persone, un nuovo modo di fare politica, un nuovo modo di vivere la città. Vuole cambiare la situazione attuale uscendo dagli schemi della politica che sono sempre uguali dai tempi della prima Repubblica, vuole ribadire l'importanza della sovranità popolare, dell'interesse pubblico e del valore di ogni singola persona.

Voi lo sapete, sono un sognatore, ma nell'ambito della socio-politica ho sempre mosso il culo, talvolta anche ottenendo risultati... Per questo ho deciso che a Sant'Angelo possa esser parte del MoVimento 5 Stelle al fine di realizzare il mio sogno: realizzare i sogni di tutti.

mercoledì 19 ottobre 2011

A partire dalla Torino - Lione

Prima parlare del 15 Ottobre, per cui ci vorrebbe qualche ora, e del 23 Ottobre, per cui ci vorrebbe una dose di tranquillanti, voglio proporre semplicemente uno spot che andrà presto in onda su Rai Tre.


Lo trovate cliccando qui, perché non ho voglia di cercarne il link preciso per incorporarlo direttamente nel blog, anche se su Repubblica è facilissimo.

Io, che in tutta sincerità mi ritengo abbastanza preparato sull'argomento, lo doppierei così:

Immagina un futuro in cui non ci siano treni per i pendolari...
Immagina un futuro in cui le persone possono sentirsi servi di un'unica grande mafia: la 'ndrangheta...
Immagina l'aria infestata di amianto e un futuro ricco di nuove malattie...


Nuove linee veloci per i grandi corridoi europei: da Genova a Milano e da Lione a Ljubljana collegando Torino e Trieste...


Transpadana: ogni giorno vi inganniamo tutti, a partire dalla Torino - Lione.
Forse dovrei doppiarlo seriamente...

lunedì 17 ottobre 2011

La storia del piccolo paese

C'era una volta un piccolo paese...
Nel piccolo paese c'erano le case a sud, la centrale elettrica per dar luce agli abitanti a est, un piccolo museo a nord e ad ovest, in mezzo ai boschi, anche una piccola baita.

Nelle case del piccolo paese vivevano tutti gli abitanti, tranne una famigliola che viveva nella piccola baita, ma che aveva sempre ospiti e riempiva così di gente la valle in cui si trovava il piccolo paese.


Un giorno il sindaco capitalista del piccolo paese, una persona coerente, un uomo tutto d'un pezzo, venne a sapere che dentro la montagna che fiancheggiava il piccolo paese, proprio nei pressi della piccola baita, si trovava un tesoro dal valore inestimabile.


Il piccolo paese però era molto attento all'ambiente, non avrebbe mai potuto permettere che si trivellasse la montagna per trovare il tesoro e il sindaco capitalista lo sapeva, quindi spiegò a tutti che non si sarebbe fatto alcun lavoro del genere, ma che erano state selezionate alcune persone per una semplice perlustrazione nella zona.


Ovviamente la famiglia della piccola baita si oppose ed alle sue lamentele si aggiunsero quelle dei tanti ospiti che la famiglia della piccola baita invitava ogni sera per giocare, mangiare e, qualche volta, passare la notte insieme. Gli ospiti della piccola baita tenevano particolarmente a quel posto e molti decisero di stabilirsi lì. Solo che, la piccola baita, proprio come dice il nome, era piccola, non poteva ospitarli tutti, quindi gli ospiti della piccola baita cominciarono a dormire per terra, poi in giro nei boschi, con delle piccole tende da campeggio, in piccoli sacchi a pelo.


Così il sindaco capitalista del piccolo paese cercò di calmare le acque e spiegò che non c'era da preoccuparsi, se si fosse superato il limite si sarebbe addirittura dimesso.

Un mattino però, gli abitanti della piccola baita vennero svegliati da forti rumori: si alzarono e videro una grande ruspa che distruggeva le loro terre, quando un agente si avvicinò per spiegare con molta gentilezza che il tesoro era diventato una priorità per il sindaco capitalista del piccolo paese e che lo avrebbero cercato proprio dove si trovava la piccola baita. Naturalmente, la famiglia della piccola baita si oppose e con lei anche gli ospiti, ma questa volta si aggiunsero alla protesta anche gli abitanti di tutto il piccolo paese, che divennero a loro volta ospiti della piccola baita.

Ma a nulla servirono le lamentele, dato che vennero recintate con il filo spinato la centrale elettrica, a est ed il piccolo museo a nord. Sui giornali del piccolo paese si annunciò l'inizio dei lavori che avrebbero permesso, nel giro di soli 20 anni, di trovare il tesoro.

La famiglia della piccola baita non capiva, visto che la piccola baita si trovava ad ovest, ma non poteva accettare quel che stava succedendo: le aeree recintate si riempirono di militari con grosse armi, inviati dal sindaco capitalista del piccolo paese, che avevano l'ordine di arrestare tutti gli ospiti della piccola baita che si lamentavano.

Gli ospiti della piccola baita, quelli che dormono in mezzo ai boschi, si lamentavano di continuo e i militari, ogni tanto, sparavo a qualcuno per cercare di spaventare gli altri... Come si dice, colpirne uno per educarne cento.

Tutto ciò costava molto alle casse del piccolo paese,  ma il sindaco capitalista era sicuro che il tesoro avrebbe risolto ogni problema finanziario una volta trovato, iniziò quindi a tagliare i servizi per far fronte alla spesa.

La protesta degli ospiti della piccola baita si faceva sempre più imponente e soprattutto rumorosa. Nonostante fosse pacifica ogni tanto ci scappava il morto, sempre perché ogni tanto qualcuno va punito per questa brutta mania che ha di lamentarsi, ma i giornali del piccolo paese tacevano, anzi, facevano di più: scrivevano che i lavori procedevano bene.

Gli ospiti della piccola baita erano sempre più perplessi perché non era cominciato alcun lavoro: la zona interessata al tesoro era ad ovest e lì vivevano loro, mentre i militari stavano a est e a nord. Ma i giornali assicuravano, anche ai paesi vicini, che i lavori procedevano esattamente secondo i piani.


Un giorno i militari arrestarono una donna, una che viveva nei boschi intorno alla piccola baita dormendo in una piccola tenda, che non solo protestava facendo tanto rumore, ma urlava anche parole fortemente offensive come "diritti umani", "democrazia", "sovranità popolare", "cultura", "costituzione"... Insomma, una donnaccia. Venne processata e finì alla forca, così il sindaco capitalista del piccolo paese poté dimostrare agli altri piccoli paesi che lui sapeva gestire bene la situazione e che potevano fidarsi di lui al punto da donare qualche soldo, ogni tanto, al piccolo paese, così poi si sarebbe potuto dividere il tesoro.


Ma l'arresto non fermò la protesta degli ospiti della piccola baita che invece si distribuirono in tutto il territorio, invasero i piccoli paesi confinanti per spiegare a tutti gli abitanti cosa stava succedendo alla piccola baita.


Nel frattempo la situazione rimaneva stabile: a nord ed est vigilavano i militari, alla piccola baita non cominciava alcun lavoro per la ricerca del tesoro, ogni tanto veniva arrestato o sparato qualcuno, i giornali parlavano di lavori a buon punto ed il sindaco capitalista del piccolo paese si arricchiva con le donazioni dei piccoli paesi confinanti, che teneva tutte per sé.


Il sindaco capitalista del piccolo paese era ormai l'uomo più ricco che ci fosse, raccoglieva soldi da tantissimi piccoli paesi che, a loro volta, dovettero sospendere i servizi ai cittadini ed aumentare le tasse. Il sindaco capitalista del piccolo paese però era felicissimo, ormai nemmeno sapeva cosa farsene di tutti quei soldi, ma a lui piaceva possederli, si sentiva potente e forte.


Gli abitanti di tutti i piccoli paesi confinanti però stavano pian piano comprendendo la protesta degli ospiti della piccola baita e cominciavano anche ad esser disperati perché per cercare il tesoro erano arrivati a pagare tasse altissime e molti non arrivavano a fine mese.


Negli anni a venire la protesta si fece dunque sempre più grande, tutti gli abitanti di tutti i piccoli paesi esistenti erano ormai dalla parte degli ospiti della piccola baita. Anzi, erano diventati a loro volta ospiti della piccola baita. Per tutti i sindaci di tutti i piccoli paesi era ormai difficilissimo mantenere il controllo della situazione, tutti gli abitanti erano in rivolta e per loro era il caos.


Anche alcuni militari, che ormai non venivano nemmeno più pagati per il servizio che prestavano, cominciavano a porsi dalla parte degli ospiti della piccola baita e qualcuno di loro diventò anch'esso un ospite della piccola baita. Ma i giornali, pagati coi soldi dell'ormai ricchissimo sindaco capitalista del piccolo paese, continuavano a parlare di lavori che proseguivano e paragonava le proteste degli ospiti della piccola baita ad atti di terrorismo. Certo, nel piccolo paese ormai era divenuto fuori legge anche solo aprire un libro per studiare, quindi era davvero facile passare per terroristi.


Un giorno, tutti gli abitanti di tutti i piccoli paesi, affamati ed in cerca di diritti,  decisero di raggiungere il sindaco capitalista del piccolo paese per esiliarlo e ristabilire la pace nella zona. Giunti al suo ufficio però non credettero ai loro occhi: una stanza piena di montagne di denaro, banconote ovunque, tutto era fatto di banconote e monete: i tavoli, le sedie, i quadri, i fogli... Nel piccolo bagno dell'ufficio del sindaco capitalista del piccolo paese anche la carta igienica era fatta di banconote di grosso taglio. Ma del sindaco capitalista nessuna traccia.

Lo trovarono tempo dopo, mentre raccoglievano tutte le ricchezze per distribuirle a tutti gli abitanti di tutti i piccoli paesi: era ormai senza vita, affogato sotto una montagna costruita coi suoi stessi soldi, quelli che aveva sottratto a tutti i piccoli paesi confinanti. Ne aveva raccolti così tanti da perderne il controllo e così morì sommerso dalla propria avidità e dal proprio egoismo.


Il piccolo paese distribuì equamente tutti i soldi, così tutti i piccoli paesi confinanti si stabilizzarono, i militari poterono tornare dalle loro famiglie, il piccolo paese riottenne l'accesso alla centrale elettrica ed al piccolo museo e costruirono insieme un nuovo piccolo paese in cui vigeva la legge dell'amore, della fratellanza, della libertà e dell'uguaglianza.


E la famiglia della piccola baita? Continuò a vivere serena in mezzo ai boschi, ospitando ogni giorno decine di amici. Il fantomatico tesoro non venne più cercato. Mai più.

sabato 15 ottobre 2011

Giornata della rabbia: perché non sono in piazza

Sono costretto a scrivere queste parole con l'amaro in bocca, perché davvero ci tenevo tanto a partecipare a questa manifestazione, ma alcuni imprevisti e problemi me l'hanno impedito.

Innanzitutto il costo, che era accettabile, poi è salito, poi è ri-sceso, ma ormai avevo preso impegni (in parte sempre relativi alla manifestazione)...

Inoltre, se devo spendere dei soldi, dato che ce n'è pochi, vorrei farlo con intelligenza. In cosa si trasformerà questa rivolta? Sarà un altro 14 Dicembre di scontri, massacri, paura e fughe? In questo caso non voglio farne parte, perché in quell'occasione fui fra i pochi a rimanere sino alla fine, quando cercavamo di star dalla parte di alcuni studenti medi braccati da Carabinieri che si vantavano di come avevano picchiato giovani ed anziani pochi istanti prima. E cosa ne conseguì? Un sacco di danni alla città per vedere, dal giorno successivo, scemare una rabbia ed una indignazione che, sfruttata nel modo giusto, avrebbe permesso la presa del Senato nel giro di un paio d'ore.

Ci saranno scontri oggi, è prevedibilissimo, personalmente temo un altro Giuliani, Ma per cosa? Per mantenere le piazze, occupare le strade ad oltranza ed invadere Montecitorio; solo così ci sto, altrimenti è inutile rischiare un altro arresto, spendere soldi, tempo e fatica. Servono idee chiare, spirito di sacrificio e determinazione: se si vuole prendere la piazza bisogna farlo con tenda, coperta e sacco a pelo, non bisogna smuoversi dal punto che si è deciso di occupare e bisogna studiare insieme una strategia di lavoro per ottenere il maggior impatto mediatico possibile e raggiungere il maggior numero di obiettivi limitando la violenza all'indispensabile.


Se Roma, dopo la giornata di oggi, rimarrà occupata, io raggiungerò i compagni.

giovedì 13 ottobre 2011

Voi dareste fiducia ad un mafioso?

Non voglio entrare nel merito politico della vicenda di qualche giorno fa, ho già spiegato i fatti qui e su Facebook ho dato ragione a Berlusconi che parla di errore tecnico perché, parliamoci chiaro, il peggio (IL PEGGIO) che possa succedere con un nuovo voto di fiducia sarebbero 314 voti per la maggioranza e 293 per gli avversari (a cui non voglio affibbiare il nome di "opposizione"). Il titolo che ho scelto per questo articolo altro non è che il testo di un cartellone che portai a Roma lo scorso 14 Dicembre.
Questo perché si corre il rischio, come accennato, di veder porre alla Camera un nuovo voto di fiducia per tentare di dare una spallata al Governo. Se ciò venisse fatto prima di Sabato sarebbe il caos: Berlusconi vincerebbe e le piazze, già in rivolta il giorno 15 per la giornata della rabbia (mobilitazione mondiale da gli USA all'Europa tutta), esploderebbero. Nulla vieta il fatto che questo verbo possa divenire qualcosa di diverso da una metafora.

I cosiddetti indignati si preparano oggi ad una nuova notte in tenda, in via Nazionale, si parla di 970 pullman da tutta Italia (dato non verificato) che Sabato mattina fermerebbero le gomme sul suolo romano, movimenti di tutti i tipi e sindacati di base pronti ad invadere la Capitale, SEL, IDV e PD decisi a fiancheggiare i manifestanti (purtroppo, aggiungerei).

Dunque una domanda: Chi di noi darebbe fiducia ad un mafioso? Qualcuno ora commenterà che Berlusconi non ha alcuna condanna per Mafia, che io sono in malafede, che sono di parte (embè?) etc... A costoro rispondo con tale video e chiedo di ignorare gli ultimi secondi, in cui parla una voce fuori campo che non mi rappresenta.

Silvio Berlusconi difende a gran voce due soggetti non indifferenti dunque, Dell'Utri e Mangano, ammettendo di averci avuto spesso a che fare in passato e di avere con loro un rapporto di amicizia. Ecco, al contrario di quanto sostenga il Presidente però, Marcello Dell'Utri è stato condannato a sette anni di carcere in primo e secondo grado dal Tribunale di Palermo per concorso esterno in associazione mafiosa rispettivamente nel 2004 e nel 2009.

Non solo! Oltre a proteggere tale mafioso, riesce anche a schierarsi dalla parte di Vittorio Mangano, sostenendo (programma Ominubus, su La7, 9 Aprile 2008) la tesi di Dell'Utri secondo cui una delle "teste di ponte dell'organizzazione mafiosa nel Nord Italia" (così lo definì Falcone) sarebbe un eroe.

Come non bastasse Silvio Berlusconi è stato per anni a capo del partito politico fondato da Marcello Dell'Utri, Forza Italia, sostenendo cui il suo lavoro ed anche le sue malefatte. È evidente che un uomo così vicino a Cosa Nostra e così deciso a proteggerne i membri abbia degli scheletri nell'armadio o abbia, per lo meno, interessi personali che lo leghino alla Mafia.

Dunque, come lo scorso Dicembre, torno a domandare, voi dareste fiducia ad un mafioso? Undici mesi fa risposero di sì...