venerdì 21 gennaio 2011

Richiesta di dimissioni

Al Presidente del Consiglio dei Ministri
On. Silvio Berlusconi

Oggetto: richiesta formale di dimissioni immediate dalla carica di Presidente del Consiglio dei Ministri e richiesta di disponibilità per un colloquio telefonico

On. Presidente, con la presente vorrei esporLe la mia formale richiesta riguardante le Sue immediate dimissioni dalla carica che sta svolgendo all’interno del Governo italiano.
Tale richiesta è basata su diversi fattori, non esclusivamente politici, che elencherò di seguito in forma breve:
  • Gravi comportamenti irrispettosi nei confronti degli elettori che, se lontani dal Suo pensiero politico, sono stati definiti dei “coglioni”
  • Gravi attacchi, talvolta offensivi, alla Magistratura, che ha sempre voluto criticare, ma mai affrontare
  • Violazione dell’art. 3 della Costituzione, in particolar modo dove recita “Tutti i Cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge, senza distinzione di [...] opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”
  • Violazione dell’art. 54 della Costituzione, in particolar modo dove recita “I Cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore”
  • Numerosi processi a carico
  • Comportamenti ignobili (ormai chiari agli occhi di tutti dopo la pubblicazione degli Atti Giudiziari) nei confronti di un alto numero di donne, anche minorenni e sfruttamento indecoroso del loro corpo
  • Diffusione di false informazioni attraverso i media
  • Incapacità di governare, di promuovere riforme a favore del Cittadino e di permettere alla Nazione intera una tranquilla e serena esistenza
Sottolineo che tutti i punti sopra citati non completano l’elenco delle motivazioni per le quali io, Simone Cavalcanti, nato il 23 Marzo 1989 a Milano e residente a S.Angelo Lodigiano (LO) in via L. Calabresi n°10, chiedo con massima urgenza le Sue dimissioni; aggiungo inoltre che, in seguito alla telefonata effettuata al numero 06.67791 in data 20 Gennaio 2011 alle ore 18.30 circa, richiedo, di nuovo con MASSIMA URGENZA, un colloquio telefonico con Lei per poter discutere di ciò che ha letto e dei problemi che, come Cittadino italiano, lavoratore e pagante tasse, sto affrontando ed ho dovuto affrontare come conseguenza dei Suoi pessimi tentativi di Governo nel corso degli anni.

Mi auguro vivamente non voglia privarmi del colloquio richiesto, visto il momento delicato che tutti noi Cittadini stiamo vivendo insieme a Lei, bisognosi di risposte da chi, nel bene e nel male, ci rappresenta agli occhi di tutto il mondo. Lascio dunque il mio recapito 346.4209992 nella speranza di essere ricontattato in tempi brevi.

Con il dovuto rispetto le porgo i miei più Distinti Saluti

lì,  21 Gennaio 2011                                Simone Cavalcanti

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Per chi volesse fare lo stesso, trovate il documento originale scaricabile qui, ovviamente è necessario cambiare i propri dati personali. Ho lasciato i dati in vista perché io, al contrario del loro gruppetto di papponi, non ho alcunché da nascondere ;)

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Ore 19.26: tanto per coerenza, l'ho fatto davvero.

giovedì 20 gennaio 2011

Ora abbassa la testa, chiedi umilmente scusa a tutti ed imbarcati per Sant'Elena

Non ci sono più segreti oramai, le continue comparse in televisione, sì, quelle che sfiorano il ridicolo e rendono te e l'amica Ruby ancor più penosi, non riescono ancora a dare risposte a tutti quei Cittadini che in questi giorni hanno potuto leggere (tutte o in parte) le 389 pagine del "faldone", tanto per citare Emilio Fede...
Scarica da qui!
La verità ora è palese, nessuno può più giustificarvi usando la razionalità. Sei colpevole. Devi andartene. Inutile mentire ancora, non fai che aggravare la tua situazione, già di per sé abbastanza catastrofica...
Saranno numerose le cose che lei ha imparato da questa faccenda: le bugie hanno le gambe corte, un po' come le sue e gli italiani non si fanno problemi a sputtanare alcuna persona, non serve Wikileaks a noi, ci si arrangia come si può ed in poche ore quasi 400 pagine di atti  giudiziari erano reperibili ovunque: torrent, emule, server di tutta Italia...

Avrà imparato anche che lei non ha diritto ad alcuna privacy, perché lei mi (e ci) rappresenta in tutto il mondo e deve farlo con decoro, con intelligenza e rispetto! Nel momento in cui prende carica lei è al servizio degli italiani, non al comando!

Di seguito, dopo una veloce lettura di diverse pagine, lascerò un paio di link per scaricare gli atti giudiziari che la riguardano (insieme ai suoi amici Fede e Mora ed alle sue puttanelle da strapazzo), spero non le dispiaccia, anzi, non me ne frega!

lunedì 17 gennaio 2011

Leggere fino in fondo

Gli operai della Fiat sono ritornati al lavoro. Tradimento? Rinnegamento delle idealità rivoluzionarie? Gli operai della Fiat sono uomini in carne e ossa. Hanno resistito per un mese. Sapevano di lottare e resistere non solo per sé, non solo per la restante massa operaia torinese, ma per tutta la classe operaia italiana. 
 
Hanno resistito per un mese. Erano estenuati fisicamente perché da molte settimane e da molti mesi i loro salari erano ridotti e non erano più sufficienti al sostentamento familiare, eppure hanno resistito per un mese. Erano completamente isolati dalla nazione, immersi in un ambiente generale di stanchezza, di indifferenza, di ostilità, eppure hanno resistito per un mese. 
 
Sapevano di non poter sperare aiuto alcuno dal di fuori: sapevano che ormai alla classe operaia italiana erano stati recisi i tendini, sapevano di essere condannati alla sconfitta, eppure hanno resistito per un mese. Non c'è vergogna nella sconfitta degli operai della Fiat. Non si può domandare a una massa di uomini che è aggredita dalle più dure necessità dell'esistenza, che ha la responsabilità dell'esistenza di una popolazione di 40.000 persone, non si può domandare più di quanto hanno dato questi compagni che sono ritornati al lavoro, tristemente, accoratamente, consapevoli della immediata impossibilità di resistere più oltre o di reagire. 
 
Specialmente noi comunisti, che viviamo gomito a gomito con gli operai, che ne conosciamo i bisogni, che della situazione abbiamo una concezione realistica, dobbiamo comprendere il perché di questa conclusione della lotta torinese. 
 
Da troppi anni le masse lottano, da troppi anni esse si esauriscono in azioni di dettaglio, sperperando i loro mezzi e le loro energie. E' stato questo il rimprovero che fin dal maggio 1919 noi dell' "Ordine Nuovo" abbiamo incessantemente mosso alle centrali del movimento operaio e socialista: non abusate troppo della resistenza e della virtù di sacrificio del proletariato; si tratta di uomini comuni, uomini reali, sottoposti alle stesse debolezze di tutti gli uomini comuni che si vedono passare nelle strade, bere nelle taverne, discorrere a crocchi sulle piazze, che hanno frame e freddo, che si commuovono a sentir piangere i loro bambini e lamentarsi acremente le loro donne. 
 
Il nostro ottimismo rivoluzionario è stato sempre sostanziato da questa visione crudamente pessimistica della realtà umana, con cui inesorabilmente bisogna fare i conti. Già un anno fa noi avevamo previsto quale sbocco fatalmente avrebbe avuto la situazione italiana, se i dirigenti responsabili avessero continuato nella loro tattica di schiamazzo rivoluzionario e di pratica opportunistica. E abbiamo lottato disperatamente per richiamare questi responsabili a una visione più reale, a una pratica più congrua e più adeguata allo svolgersi degli avvenimenti. 
 
Oggi scontiamo il fio, anche noi, dell'inettitudine e della cecità altrui; oggi anche il proletariato torinese deve sostenere l'urto dell'avversario, rafforzato dalla non resistenza degli altri. Non c'è nessuna vergogna nella resa degli operai della Fiat. Ciò che doveva avvenire è avvenuto implacabilmente. La classe operaia italiana è livellata sotto il rullo compressore della reazione capitalistica. Per quanto tempo? Nulla è perduto se rimane intatta la coscienza e la fede, se i corpi si arrendono ma non gli animi. 
Gli operai della Fiat per anni e anni hanno lottato strenuamente, hanno bagnato del loro sangue le strade, hanno sofferto la fame e il freddo; essi rimangono, per questo loro passato glorioso, all'avanguardia del proletariato italiano, essi rimangono militi fedeli e devoti della rivoluzione. Hanno fatto quanto è dato fare a uomini di carne ed ossa; togliamoci il cappello dinanzi alla loro umiliazione, perché anche in essa è qualcosa di grande che si impone ai sinceri e agli onesti. 

Da "Uomini in carne e ossa" di Antonio Gramsci
"L'Ordine Nuovo", 8 maggio 1921

domenica 16 gennaio 2011

Presente!

Ho in sospeso un post sull'Unità d'Italia e sulla stupidità di festeggiarne i 150 anni, ma in questi giorni ho pensato a lungo alla condizione italiana odierna e come essa si prospetti per il futuro, prossimo e non.
Il Paese è completamente diviso, in tutto: in politica, nelle ideologie, nella cultura... Dal 1948 ad oggi è stato ignorato uno dei punti più importanti all'interno della società, ovvero diffondere conoscenza e ragione; probabilmente ciò non è capitato per caso... Negli ultimi venti anni in particolari i Governi hanno spinto per cambiare lo stile di vita in maniera molto furba: lentamente.
Così pian piano sono aumentati i prezzi, si è ridotta la qualità della vita, sono aumentate le tasse e diminuiti i servizi... Tutto ciò in maniera talmente lenta che alla gente è bastato poco per credere che tutto ciò fosse normale, che sia l'evoluzione; giornali e televisioni hanno accompagnato questa tattica impedendo la diffusione delle informazioni e sostenendo che tutto fosse sempre in regola. La gente è entrata nell'ottica dei Governi che dicon di far di tutto, quindi lo fanno, anche se chiunque alla fine di ogni anno saprebbe tirare le somme del NULLA risolto, migliorato od introdotto dalla Classe Dirigente del Paese.

La Democrazia è inutile se non accompagnata da informazione libera e reale.

Molti Cittadini sono letteralmente scappati, si sono trasferiti all'estero alla ricerca di condizioni ed alternative migliori, di una vita invece che della sopravvivenza... Io sono sempre stato contrario a questo modo di fare perché è importante rimanere nel proprio Paese nel momento del bisogno e collaborare per cambiare realmente le cose, per abbattere i regimi, le mafie ed ogni tipo di malavita organizzata, per partecipare alla lotta che DEVE nascere in un Paese in cui la Democrazia è destinata al patibolo. Ma gli italiani, forti del loro perbenismo e bigottismo, non hanno probabilmente voglia di cambiare, han deciso di accettare il loro stato di sudditi e sono pronti a sacrificare le proprie condizioni di vita da qui a tempo indeterminato; in tanti portano avanti piccole battaglie locali, ma regna la divisione anche qui e le poche volte in cui l'unione riuscirebbe a far davvero la forza, tutti i signorotti che non partecipano a tale unione sono pronti a condannare ogni atto diverso dalla mera parola.

Arrivati a metà Gennaio del secondo decennio del secolo dunque, ho preso una decisione: proverò anche io ad andarmene. Sono stanco, sfiduciato e schifato... Questa società, in cui persino far del bene ti mette in cattiva luce, non fa per me.

In un paio d'anni conto di riuscire ad organizzarmi, sono pronto ad accontentarmi davvero di poco, ma non voglio far parte di un Paese che accetta la Mafia, la corruzione, il razzismo e l'omofobia. Sperate per me...

giovedì 13 gennaio 2011

Cara Ilenia,
in relazione ai fatti compresi nel periodo agosto/ottobre 2009, con la presente sono a porti le mie più sincere scuse per le offese e le ingiurie da me proferite nei tuoi confronti con affermazioni non veritiere.
Mi dispiace sinceramente di averti pubblicamente definito una “troia”, cosa che so non essere assolutamente vera e che non ho mai pensato realmente di te.
Scusami se la mia condotta ti ha fatto apparire agli occhi di tutti quelli che leggevano il mio blog completamente diversa da quella che tu sei in realtà, e scusami perché con le mie affermazioni ho fatto in modo che troppe persone conoscessero dati e fatti della tua vita personale e privata che non avrebbero dovuto diventare di pubblico dominio. Sono addolorato per la mortificazione e l’umiliazione che ti ho fatto subire.
Mi dispiace di averti augurato di morire in mezzo ad atroci sofferenze e gravi malattie, cosa che certo non ti meriti e che non ho mai avuto la reale intenzione di augurarti.
Certo della tua comprensione ed impegnandomi a non ripetere simili condotte, ti faccio i miei migliori auguri per un futuro pieno di felicità e successi.
Con affetto
Simone